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Repertorio

Danza Albanese

dal cd "Tinghi e Tingone" degli Agorà (A. Critelli, T. Leone, T. Muto, P. Gallina, C. Perri, P. Dominici, S. Meo, C. Meo) Edizioni Blond Records.

Tratta dal repertorio del virtuoso della chitarra battente Cataldo Perri, che con il suo gruppo ripropone un brano tradizionale degli arbëreshë calabresi (gli albanesi italiani emigrati soprattutto nel sud Italia a causa della conquista ottomana dell'Albania tra il 1400 e il 1700).

Tarantella del '600

da “La serpe a Carolina” (1972) della Nuova Compagnia di Canto Popolare diretta da Roberto De Simone.Conosciuta anche come tarantella napoletana, è ormai un “classico” anonimo suonato da molti gruppi di musica del sud Italia. Il PasticcioMeticcio la interpreta con una piccola inserzione inedita di mandolino e charango.

Riturnella

E' probabilmente la canzone più conosciuta della tradizione calabrese, portata al successo da Eugenio Bennato nel 1978 (sulla base di un'analoga registrazione precedente di A. Ricci), e successivamente rielaborata dalla maggior parte degli interpreti calabresi e meridionali. Il testo si presenta in varianti di diversa estensione, nel quale l'amante affida ad una rondine (o ad una colomba) il suo messaggio d'amore. Un'altra versione, più diffusa, recita infatti:

Palumbeddha, chi vai lu mari mari / ferma mu ti lu dicu dui paroli. / Quantu u ti tiru na pinna di s'ali / fazzu na littireddha a lu miu amori. / Tutta di oru la vogghju scriviri / e pi sigillu ci mintu su cori. (note e testo tratte dal libro di Danilo Gatto “Suonare la tradizione” - manuale di musica popolare calabrese – Rubettino editore 2007). La versione della ballata calabrese è stata totalmente riadattata dal PasticcioMeticcio, sia per quanto riguarda la musica che il testo, in versione ridotta rispetto a quello riportato qui sopra riarrangiato da A. Ricci..

Üsküdar'a Ghideriken

Versione cantata in turco di una canzone diffusissima in area balcanica conosciuta come “Tsura” o “Suite di Scutari”. Probabilmente appartenente al repertorio sefardita, si conserva in numerose varianti linguistiche accompagnate dalla stessa melodia come spesso succede nella tradizione folklorica. Nella versione bulgara, macedone e serba è un canto d'amore che parla di una bellissima donna oggetto del desiderio universale. La versione bosniaca accompagnava i giovani in partenza per la guerra, mentre quella giudeo-spagnola è una classica serenata dell'innamorato inquieto davanti alla porta chiusa dell'amata (tema molto ricorrente nel repertorio ladino). La versione turca è particolamente interessante per i riferimenti alla realtà storica dell'impero Ottomano all'inizio del XX secolo: in essa si criticano le riforme amministrative volte a occidentalizzare l'apparato burocratico statale. Il testo narra di una signora dell'alta società di Istanbul che si innamora del suo segretario.

Valzer Polka

E' un brano strumentale che inizia riprendendo il “valzer d'inverno” tratto dal repertorio delle quattro province del duo Valla e Scurati, per poi finire in una polka finlandese degli anni '30, celebre per la versione a cappella registrata negli anni '90 dal gruppo Loituma (Levan Polka).

The last of the Mohicans

Brano tratto dalla colonna sonora di Trevor Johns e Randy Edelman del film omonimo uscito nel 1992 (trasposizione cinematografica del libro pubblicato nel 1826 di James Fenimore Cooper).

Odessa Bulgar

Bùlfsdfgar tradizionale della Besarabia.

Una delle più vecchie canzoni del repertorio del gruppo, si presenta a distanza di anni con una parte finale inedita scritta da Marco Tosto e riarrangiata dal PasticcioMeticcio. “La parola klezmer viene dalla fusione di due parole ebraiche, kley e zemer, letteralmente strumento musicale. La musica klezmer dunque, volendo definire sé stessa, si definisce tautologicamente musica strumentale. Eppure questa definizione un po' ingenua in una certa misura ci spiega la ragione d'essere profonda di questa musica venuta da lontano, da lontano nel tempo e nello spazio, che cionondimeno affascina e commuove persone apparentemente ad essa estranee. In termini sintetici, familiari ad un pubblico giovanile, il klezmer è insieme una fusion music e una soul music. Fusion music in quanto è musica di sincretismo che fonde in sé strutture melodiche, ritmiche ed espressive che provengono da differenti aree geografiche e culturali; soul music perché esprime profondamente sentimenti di un popolo, il suo travaglio, la sua estasi, la sua esistenza, la sua fede. Il klezmer si genera all'interno delle comunità ebraiche dell'Europa orientale, in particolare delle comunità khassidiche, ed è patrimonio e prerogativa di musicisti che per scelta o costrizione sono in continuo movimento. Le forme musicali presenti nel klezmer provengono da un'area territoriale molto vasta che comprendeva: l'Impero Austro-Ungarico, tutto l'Impero zarista fino a lambire consistentemente l'Impero Ottomano, ragione per la quale si avvertono influenze della musica greca e di quella turca. Lo strumento emblematico del mondo ebraico degli zhtetl e dei ghetti è sicuramente il violino, ma nel klezmer acquisterà crescente rilievo il clarinetto apportando un contributo centrale che marcherà il carattere delle sonorità più tipiche.”

 

Dall'introduzione alla Musica Klezmer di Moni Ovadia.

Hava Nagila

( הבה הליגנ "Rallegriamoci" in italiano) è una canzone popolare ebraica. Ispirata ad una melodia popolare ucraina della Bucovina, la canzone è stata composta dal musicologo Abraham Zevi Idelsohn nel 1918 per celebrare la vittoria inglese sull'impero ottomano In Palestina al termine del primo conflitto mondiale in occasione della Dichiarazione di Balfour. E' stata la prima canzone inserita nel repertorio del PasticcioMeticcio, subendo nel corso degli anni diverse modifiche strutturali e soprattutto a livello di arrangiamento, fino ad arrivare a contenere come “citazione” la melodia di un'altra famosissima canzone ebraica sefardita (misirlou). 

Tum-Balalayke

Ballata dell'Europa Orientale cantata in yiddish (di cui si riporta solo il testo traslitterato). LaBalalayka è uno strumento a corde tradizionale russo.

Secondo il regista Roberto Faenza, pare che fosse la canzone preferita di Sabina Spielrein, psicanalista ebrea russa a cui è stato dedicato il film “prendimi l'anima” (2002) in cui la protagonista recita alcuni versi del brano e la esegue anche al pianoforte.

 

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